Il gatto nero... Leggende, superstizioni e verità...
- CuoriDiZampa
- 20 mag 2019
- Tempo di lettura: 3 min
A tutti è capitato di sentire la storia secondo la quale i gatti neri porterebbero sfortuna, ma avete mai provato a chiedere a chi ci crede se conosce l’origine di questa superstizione? Su questa storia, infatti, sono ben poche le persone davvero informate.
La leggenda è nata nel Medioevo, quando ci si spostava con le carrozze e spesso capitava che i cavalli si spaventassero e nel vedere gli occhi dei gatti neri al buio o per un loro improvviso attraversamento: gli animali si imbizzarrivano e i passeggeri si spaventavano, così si iniziò a credere che i gatti neri fossero animali alle dirette dipendenze del demonio. Questa associazione diabolica fu rafforzata da Papa Gregorio IX che, nel 1200, condannò i gatti neri sostenendo che fossero gli animali delle streghe, provocando così una spietata caccia ai poveri animali. Da allora e nei secoli successivi i gatti neri furono banditi e perseguitati, spesso bruciati durante le feste popolari perché associati al diavolo. Tra gli storici, c’è anche chi sostiene che la peste del 1600 si propagò anche grazie alla carenza di gatti che potessero uccidere i topi responsabile della diffusione del morbo.
Ma come mai tutta questa paura nei confronti dei gatti neri? Probabilmente è tutta colpa dell’ignoranza: il colore di questo gatto è infatti associato al lutto, mentre i suoi occhi gialli e brillanti di notte incutevano timore in quell’epoca così buia e legata alle superstizioni. Come se non bastasse, ci si misero anche i pirati: i felini popolavano le stive delle loro navi per cacciare i topi, per questo motivo secondo la credenza popolare l’arrivo di un gatto nero annunciava quello dei pirati e quindi ulteriori sventure.
Tutto ciò accadeva nel Medioevo, ma oggi com’è la situazione? Ebbene sì, in molti paesi la superstizione è ancora molto forte: si tratta non solo dell’Italia, ma anche della Spagna e degli Stati Uniti, mentre in altri paesi, come la Scozia, il Giappone e l’Inghilterra, il gatto nero è invece un simbolo di fortuna e averlo in casa significa avere prosperità. Ci sono poi alcune credenza particolari: in Germania se il gatto nero attraversa la strada da destra a sinistra porta sfortuna, se lo fa al contrario invece porta fortuna; in Cina pensano che questo felino porti fame e povertà, mentre in Lettonia la nascita di gattini neri indica che il raccolto sarà buono.
Mentre nel Medioevo i gatti venivano perseguitati e uccisi, nell’antico Egitto, il gatto nero e i felini in generale, venivano adorati. Non a caso, la Dea Bastet viene rappresentata come un bellissimo gatto nero o una donna con una testa di gatto. Questa divinità era un simbolo positivo di armonia e felicità, protettrice della casa, custode delle donne incinte e capace di tenere lontani gli spiriti maligni. Nella mitologia egizia anche la sorella di Bastet, Sekhmet, è raffigurata con sembianze feline. Ma in generale, i gatti erano animali sacri e chi ne uccideva uno, era punito severamente.
Simbolo delle forze del bene, grazie ai loro occhi luminosi, il gatto nero veniva preservato in tutto e per tutto. In caso di incendio ad esempio, non si poteva scappare senza aver salvato prima il gatto e se malauguratamente ne moriva uno, la famiglia teneva il lutto.
Accanto alle superstizioni ci sono le leggende più positive che valorizzano il gatto nero in tutta la sua bellezza. Ad esempio, nell’antica Roma i gatti erano considerati dei portafortuna, per cui dopo la loro morte, era usanza bruciarli e poi spargerne le ceneri per augurarsi un buon raccolto. In tanti altri Paesi, avere un gatto nero a casa è simbolo di prosperità e buon auspicio. Per esorcizzare forse la paura legata a una visione negativa del povero gatto nero, nel 1969 Franco Maresca, Armando Soncillo e Framario hanno composto una delle canzoni più famose della storia dello Zecchino d'Oro, cantata dal piccolo Vincenzo Pastorelli: "Volevo un gatto nero", un simpatico ritornello che ci fa riflettere su quanto ingiustamente sia trattato questo dolce felino.
(fonti "Green me" "105")
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